Il 3 aprile 2025, il Parlamento Europeo ha votato a favore della proposta "Stop-the-Clock", che prevede il rinvio dell'implementazione di alcune normative sulla rendicontazione di sostenibilità.
Questa decisione posticipa di due anni l'applicazione della Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD) per le grandi imprese che non hanno ancora iniziato a rendicontare, nonché per le PMI quotate in borsa. Di conseguenza, queste aziende dovranno presentare il loro primo rapporto relativo all'anno fiscale 2027, anziché al 2025
Inoltre, l'attuazione della Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) è stata rinviata di un anno, con la prima fase che ora entrerà in vigore nel luglio 2028 invece che nel luglio 2027.
La proposta "Stop-the-Clock" fa parte di un più ampio pacchetto di semplificazioni noto come "Omnibus", presentato dalla Commissione Europea il 26 febbraio 2025. Questo pacchetto mira a ridurre gli oneri amministrativi per le aziende, concentrando gli obblighi di rendicontazione sulle imprese di maggiori dimensioni e concedendo più tempo per adeguarsi alle nuove normative.
Mentre alcuni settori industriali hanno accolto favorevolmente queste misure, ritenendo che possano alleviare la pressione sulle aziende e migliorare la competitività, altri critici sostengono che tali rinvii potrebbero compromettere la trasparenza e l'impegno dell'UE verso gli obiettivi climatici.
È importante notare che, sebbene il Parlamento Europeo abbia approvato la proposta, essa necessita ancora dell'approvazione formale del Consiglio dell'UE e della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea prima di entrare in vigore.

Cosa rischiamo di perderci?
La proposta della Commissione Europea di alzare a 1.000 dipendenti la soglia per gli obblighi di rendicontazione di sostenibilità (CSRD) potrebbe ridurre drasticamente il numero di imprese coinvolte, fino al 90% in meno. Un cambiamento che, se da un lato semplifica, dall’altro rischia di compromettere la trasparenza e la coerenza del Green Deal.
Lasciando fuori di fatto le PMI e le grandi imprese di minori dimensioni si rischia di trascurare di fatto i maggiori impatti dovuti al vero tessuto economico europeo.
Il timore è che, lasciando fuori ampie fasce del mercato, si possa indebolire il sistema dei capitali sostenibili e rallentare la transizione verde. La proposta dovrebbe invece puntare su criteri più inclusivi, basati su analisi di rischio settoriale, per evitare una sostenibilità “semplificata” che danneggia l’ambiente e l’equità.